La leggenda
della Ghertelina del Ghertele


Una antica leggenda cimbra vuole che al Ghertele abitasse una bellissima fanciulla, la Ghertelina del Ghertele.
La sua comparsa nella valle coincideva con la promessa, fatta dai primi abitanti dell'Altopiano ad un dio pagano, Thor.
Nessuno sa però, in cosa consistesse la promessa fatta dagli antichi cimbri.
La giovane ragazza era molto bella, era figlia del Sole e della Luna e poteva regolare a suo piacimento il bellissimo giardino del Ghertele, popolato di un'infinità di fiori colorati e profumati.
La leggenda dice che chiunque passasse per il Ghertele con del rancore in cuore verso un suo prossimo veniva pervaso da un potente sonno ristoratore dato dal profumo di tali fiori, che diveniva potente sonnifero a chiunque avesse avuto cattive intenzioni.
Fu così che l'Altopiano godette di serenità per molti anni.
Qualsiasi popolo che scendeva dal nord per invadere l'Altopiano, arrivato al Ghertele, veniva stordito dal profumo dei fiori della Ghertelina e piombava nel sonno più profondo.
Al risveglio un forte senso di perplessità e disagio convinceva a ripiegare gli invasori.
Tutte le persone dell'altopiano erano grate alla Ghertelina per la pace che regnava sovrana.
La giovane dominava la Val d'Assa dalla sua casetta di legno e accompagnava i viaggiatori con un canto malinconico, che i passanti imparavano presto e riportavano da contrada in contrada.
Un brutto giorno però, i fiori della valle sembravano impallidire, le canzoni della Ghertelina non echeggiavano più ed in paese si sparse la voce che la fanciulla fosse ammalata.
Nessuno sapeva cosa fare.
Solo ad un giovane di Roana, un ragazzo di nome Jechele venne in mente di fare qualcosa.
Ma tacque con tutti.
Jechele era il più abile suonatore di liuto dell'Altopiano, peccato che ad accompagnare il strumento non ci fosse più la sua voce, scomparsa il brutto giorno che il ragazzo vide la sua casa portata via da una valanga.
Aspettò la prima notte di luna piena, così che il chiarore pallido della notte potesse guidarlo nelle tenebre, poi dolcemente cominciò a suonare il suo liuto sotto al poggio della Ghertelina.
Ben presto tutta la vallata si riempì di quel suono, che persino l'eco della voce del torrente sembrava accompagnare

Schon is' zu hoan 'z Voghele
un luzen de sain Baislen
ba 'z machet au hia in Ghertele
singanten au vor in Raislen.
~
Bello è udire l'uccelletto
e ascoltare le sue piccole melodie
che fa quassù al Ghertele,
cantando per i ramoscelli.


Iz deme Manne pòchet
ba ghet nagene 'me NestIen.
Klaget stark un locket,
vludanten at Plumen un Estlen.
~
Esso l'uomo rimprovera
che va vicino al piccolo nido.
Si lagna fortemente e chiama,
volando sopra fiori e rametti.


Laz sten 'z Voghele stille
un 'z Nestle ba 'z prut,
as-te-se bill haban kille,
nutz an Herze von gut
~
Lascia tranquillo l'uccelletto
e il piccolo nido dove esso cova
Se lo vuoi fidente,
usa un cuore da buono.




Tratto da "Ecomuseo Letterario Del Ghertele”

La Storia del Ghertele


Fin dagli albori della civiltà Altopianese, la Val d'Assa era attraversata da viaggiatori, stranieri o lavoratori che andavano in Austria per lavoro.
Scrive un viaggiatore nel 1905:
...However that may be, I had no sooner crossed over thefrontier into Italy, and entered the bleak Val d'Assa, then I came upon an unmistakable German name, an inn called the Ghertele.
Not only was this German in general, but Schwäbisch in particular; for did not Gärtele mean a "little garden", as any peasant in Würtemberg, Baden or German Switzerland would have told you at once? And, sure enough, the innkeeper's wife was hoeing in a potato patch, the only cultivated land for miles in any direction.
Moreover, as I sat for a wile in the inn, the people of the house discussed me in a dialect which they knew as Cimbro, but which certainly contained a great deal of Schwäbisch.... (*nota 1)
... Comunque sia, avevo appena attraversato la frontiera in Italia, ed ero entrato nella cupa Val d'Assa, che mi sono imbattuto in un nome inconfondibilmente tedesco, una locanda chiamata Ghertele.
Non solo era tedesco, ma in particolare Schwäbisch; per dire Gärtele un "piccolo giardino", come ogni contadino in Würtemberg Baden o nella Svizzera tedesca.
E difatti, la moglie del locandiere era a zappare in un campo di patate, ed era il solo terreno coltivato per chilometri in ogni direzione.
Inoltre, come mi sono seduto per un pò nella locanda, la gente di casa mi parlò in un dialetto chiamato Cimbro, ma che certamente conteneva una grande quantità di Schwäbisch (** nota 2) ....
Ancora oggi la quasi totalità dei luoghi porta nomi cimbri, sottolindeando le antiche radici germaniche dei popoli dell'altopiano.
~
Note:
(1*) Tratto da "The Fair Land Tyrol" William Denison McCrackan, per cortese concessione Sign. Karl Heinz
(2**) Schwäbisch è un dialetto Alemanno dell' High German



La Prima Guerra Mondiale


All'alba del 24 maggio 1915, un colpo di cannone sparato dal soprastante forte Verena sancisce lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Il 15 agosto venne decisa un'offensiva italiana nalla piana del Vezzena, e costerà perdite umani molto gravi ai reggimenti delle brigate Ivrea e Treviso, e dal battaglione alpini Val Brenta.
Il 15 maggio del 1916 inizia la Strafexpedition, la "Spedizione punitiva" che gli austriaci scatenano contro l'Italia.
Tra l'Adige e il brenta si trovano a fronteggiarsi uno schieramento di quasi un milione di uomini, 400.000 austriaci e 600.000 italiani.
Il Ghertele ospiterà dei comandi austriaci nella primavera del 1917, e nella zona del Baitle (Val d'Assa) il comando dell'intero 3° Corpo d'armata Austriaco.
In zona verrà costruita una segheria per l'enorme richiesta di legname per la costruzione dei baraccamenti, un ospedale e un annesso cimitero di guerra.
Per tutta la durata del conflitto la zona del Ghertele ospiterà migliaia e migliaia di soldati provenienti da ogni zona dell'impero Austro-Ungarico, che passavano qualche giorno nelle retrovie, nelle baracche, tra un attacco ed un'altro.
Alla fine della guerra, i profughi tornati sull'Altopiano, hanno trovato tutto distrutto, le montagne scenario degli aspri combattimenti erano diventate la culla dove riposano le povere spoglie di giovani soldati, le retrovie abbandonate assomigliavano ad immense discariche.
Le prime abitazioni sono state costruite con il legname dei baraccamenti di guerra, riutilizzato debitamente, visto che i 3 anni di guerra hanno quasi completamente distrutto anche i boschi, oltre che i paesi.
A Roana, verrà costruita una prima chiesetta nel 1920 circa, smontata debitamente dalla località di Campo Gallina, dove era stata costruita da un gruppo di soldati ungheresi durante il conflitto, e rimontata nella piazza del paese.



La Nostra Storia


Era il lontano 1 maggio del 1958, quando Vellar Enzo e Zovi Edda per la prima volta aprono le porte dell'Albergo al Ghertele.
Dopo la dura ritirata di Russia e un anno di campo di prigionia, dopo diversi anni da recuperante e lavoro come operaio, Enzo decide di gestire il Ghertele.
Quelle zone le conoscevano bene entrambi, scandagliate con i primi cerca-mine americani arrivati sull'Altopiano, ci venivano per raccogliere il ferro e poi rivenderlo, una volta a settimana, al camioncino che arrivava e portava il prezioso materiale in pianura, alle fonderie che lo riutilizzavano.
Erano altri tempi allora, l'inverno si andava in paese di tanto in tanto, con il cavallo e la slitta. Allora gli inverni, a detta di chi li ha vissuti, erano rigidi e interminabili, e le primavere scandite dal rumore del ruscello che corre nel fondovalle.
Oggi sono cambiate molte cose, ma Onorio e Lorella aiutati dai figli gestiscono il locale con la stessa cura che veniva riposta allora dai genitori.

Ristorante Ghertele - Via Ghertele 1, 36010 Roana (VI)
E’ gradita la prenotazione Tel. 0424-66396
Aperto tutti i sabati e le domeniche dell’anno, le festività, e nei mesi di luglio e agosto tutti i giorni.